Le cure podologiche del puledro
Introduzione:
Allevare un puledro è un investimento importante, non solo economico ma spesso anche affettivo e passionale. Che si allevi per vendere alle aste o per far correre con i propri colori, in ambedue i casi si cerca di produrre un atleta che, per esprimere al massimo il suo potenziale genetico, ha bisogno dei migliori appiombi possibili.
Parte importante delle gestioni, in allevamento è la cura podologica del puledro e,q cosa non sempre apprezzata dagli allevatori, questa deve avvenire fin dalle prime settimane di vita. I motivi sono molteplici. Innanzitutto è conveniente abituare i puledri fin da piccoli a “dare i piedi”, cioè alla manipolazione da parte del maniscalco. In secondo luogo nei nostri allevamenti è raro che ci sia un equilibrio perfetto tra consumo e crescita della muraglia nell'arco di tutto l'anno e per tutti i soggetti ed è proprio sui puledri piccoli, in rapido sviluppo, che un centimetro di zoccolo in più o in meno può avere effetti maggiori.
È proprio la cronologia (quando) e fisiologia (come) della crescita che determinano l'importanza di una gestione precoce e accurata degli appiombi dei puledri: Più del 50% della crescita in altezza da neonato a adulto avviene nei primi sei mesi d'età. Per dare un esempio: un puledro che ha un'altezza al garrese di 90cm alla nascita e che raggiungerà 1m 60cm da adulto si “alzerà” di 35-40cm entro mezzo anno di età. La crescita delle ossa lunga avviene in zone ben precise chiamate epifisi d'accrescimento formati da un modello cartilaginoso vicino all'estremità di per esempio il radio (avambraccio), tibia (gamba), stinchi e falangi.
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Foto 1:
Preparato anatomico -
estremità di un puledro neonato;
le frecce indicano le epifisi d'accrescimento
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Durante la fase attiva di questi dischi si possono influenzare gli appiombi, tramite la gestione alimentare, d'esercizio, i pareggi, le ferrature ortopediche e incluso con la chirurgia. Una volta “chiusi” questi dischi, eventuali difetti d'appiombo non sono più correggibili, ma soltanto più o meno gestibili.
Se non si presentano problemi alla nascita (come per esempio la flaccidità flessoria ai posteriori, vedi oltre) uno schema ideale prevede il primo controllo ed eventuale pareggio verso le 3-4 settimane d'età con ulteriore visita del maniscalco ogni 4 settimane fino ai 6-7 mesi dopo di ché si possono distanziare gli interventi gradualmente ad intervalli di 6 settimane, analoghi a quelli che trascorrono tra ferratura e ferratura del cavallo adulto. Per poter giudicare gli appiombi e manipolare gli arti di un puledrino il procedimento migliore è di camminare il puledrino accanto alla madre su una superficie piana per poi lavorare nello spazio più ristretto di un box, facendosi aiutare da due persone, una alla testa e una alla coda del puledro, generalmente i puledri hanno meno paura di sentirsi prendere l'arto posteriore in mano del maniscalco perciò può essere preferibile iniziare con i posteriori. Dopo il pareggio si passeggiano madre e puledro di nuovo fuori del box per giudicare il risultato. Osservare gli appiombi della madre può dare ulteriori informazione utili, già che molti difetti d'appiombo hanno una componente ereditaria.
L'appiombo di un puledro non viene giudicato allo stesso modo di quello di un adulto, nel senso che una leggera rotazione esterna e/o una moderata divaricazione degli arti anteriori nel foal di pochi mesi è da considerarsi normale, quest'atteggiamento offre più stabilita al puledro dotato di un petto ancora stretto e arti relativamente lunghi rispetto all'incollatura.
Il compito del maniscalco non è quello di far apparire un foal di mesi come un piccolo adulto ma soprattutto di evitare che si creino degli angoli abnormi tra i diversi segmenti scheletrici dell'arto, o se queste c.d. deviazioni angolari sono presenti, di aiutare a risolverli durante il periodo di rapido sviluppo. A misura che il puledro cresce e aumentano i suoi parametri trasversali l'iniziale atteggiamento a base larga (con gli arti divaricati) e ruotati in fuori diminuisce naturalmente.
La migliore visione dell'arto nel suo complesso si ottiene guardandolo dall'alto verso il basso piazzandosi vicino al puledro.
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Foto 2:
La migliore visione dell'arto dall'alto verso il basso
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Questa prospettiva rivela immediatamente l'eventuale presenza di deviazioni angolari. Guardando di lato si possono invece osservare se ci sono deviazioni della norma dell'apparato muscolo tendineo particolarmente dei muscoli e tendini flessori ed estensori. A seguito vengono descritti alcuni delle alterazione di sviluppo più comuni accennando anche alle tecniche ortopediche utili a risolvere.
Flaccidità flessoria:
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Foto 3 - 4:
Flaccidità flessoria prima e dopo ferratura ortopedica
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Questo difetto si osserva con una certa frequenza nei neonati ed interessa generalmente i due arti posteriori. Benché nella maggior parte dei puledri si risolve spontaneamente con esercizio moderato in paddock la lassità dei muscoli e tendini flessori può predisporre a patologie di sviluppo più serie come per esempio l'infiammazione del legamento plantare (corba) sulla faccia posteriore del garretto. Un'estensione plantare applicata con scarpette incollabili o con placche d'alluminio e resine adesive offre immediatamente una stabilità alle articolazioni dell'arto e da maggiore garanzie di un veloce miglioramento della flaccidita.
La scelta di materiali incollabili in puledri cosi piccoli è necessaria visto le dimensioni delle muraglie degli zoccoli che difficilmente permettono la fissazione di ferrature ortopediche con chiodi. Le scarpette possono causare un temporaneo restringimento del piedino in rapido sviluppo e perciò non vengono lasciati incollati per più di 10 giorni.
Contrattura del flessore profondo (rampinismo)
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Foto 5:
Contrattura del flessore profondo
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Questo difetto è l'opposto di quello precedente e generalmente affetta uno o tutte i due gli anteriori, può essere neonatale o come più spesso accade iniziare gradualmente verso i 2-4 mesi d'età soprattutto se il puledro cresce molto velocemente (alimentazione troppo spinta).
L'allungamento delle ossa dell'arto (particolarmente dello stinco) è troppo veloce per un adeguato accomodamento della lunghezza del muscolo e tendine flessore profondo che s'inserisce nella parte inferiore dell'osso del piede (cresta semilunare) doppo essere passato intorno all'osso navicolare. Il puledro sviluppa uno zoccolo alto ai talloni, corto in punta con un profilo concavo della muraglia dorsale. In casi più gravi i talloni non vengono più in contatto con il terreno. La terapia iniziale è “conservatrice” tramite pareggio moderato ai talloni, l'applicazione di estensioni in punta che inizialmente possono paradossalmente essere accompagnati da un rialzo cuneiformi sotto i talloni che verra gradualmente sbassato. Scopo dell'uso iniziale del cuneo sotto i talloni è di spezzare il ciclo vizioso contrattura - dolore - ulteriore contrattura che spesso accompagna il rampinismo. Inoltre può essere utile una terapia antiinfiamatoria e antidolorifica, una limitazione dell'esercizio e una diminuzione della dieta per limitare la velocità dell'accrescimento. Casi che non rispondono a questa terapia iniziale e che continuano a presentare un rampinismo di grado elevato sono candidati per un intervento chirurgico (desmotomia della briglia carpica) cioè l'interruzione della briglia che connette il tendine flessore profondo alle ossa del carpo.
Deviazioni angolari (varismo - valgismo)
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Foto 6 - 7:
Deviazioni angolare (carpi valghi) prima e dopo terapia.
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Osservando gli arti dall'alto e di fronte si possono notare degli angoli formati a livello delle articolazioni tra i segmenti ossei. Un'articolazione deviata verso l'interno viene definita valga, sé deviata verso l'esterno vara. Se queste deviazioni angolari non vengono corrette durante l'accrescimento del puledro, diventano permanenti nell'adulto, causando sollecitazioni disproporzionate sulle articolazioni affette.
Il trattamento iniziale si effettua tramite pareggio nel senso trasversale del piede (all'interno o all'esterno) e tramite estensioni laterali o mediali. L'effetto di questa terapia dipende tanto dall'altezza della deviazione; un'alterazione dello zoccolo ha un effetto più diretto su un'articolazione bassa (p.e. il nodello) che su un'alta (p.e. il carpo), che dall'età nella quale viene effettuata la terapia; le ossa lunghe crescono in zone delimitate chiamate epifisi d'accrescimento e le diverse epifisi delle diverse ossa hanno dei periodi d'attività ben distinti. Per esempio l'epifisi inferiore (distale) dello stinco (metacarpo III) sì “chiude” molto prima, verso i 3 mesi d'età, che l'epifisi distale dell'avambraccio (radio), che sì “chiude” verso i 6 - 8 mesi. In conseguenza se si vuole risolvere una deviazione del nodello che è influenzata dall'epifisi distale del metacarpo la “finestra di opportunità” è più breve che per una deviazione del carpo.
Se la deviazione iniziale è di più di 6 - 7° gradi come misurabile da una radiografia e se la terapia iniziale non ha l'effetto necessario si può ricorrere a diversi interventi chirurgici dl quale il più comune consiste nel liberare l'epifisi d'accrescimento dalla membrana che la ricopre (periosteo) dal lato dove desideriamo una crescita accelerata dell'osso. |
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Foto 8:
A volte l'unica soluzione per ridurre il rampinismo è l'intervento chirurgico
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Chiaramente la gestione dei difetti d'appiombo nei puledri richiede una buona collaborazione altamente professionale tra il maniscalco e il veterinario che si completano nelle cure ed eventuale terapia, rimanendo sempre importantissimo la regolarità dei controlli sui puledri giovani soprattutto nell'allevamento di razze precoci destinati ad alti livelli di competizione quale il trottatore .... |