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Pododermmatite cronica ipertrofica: sempre cancro del fettone?

(Come coautore) Gialetti R.; Pepe M.; Castelijns G.; Castelijns H.; Moriconi F.

E' stato sottoposto alla nostra osservazione, un mulo femmina, di 8 anni, baio, per un difetto di crescita dello zoccolo presente, secondo il proprietario, da almeno 5-6 mesi.

Secondo l'anamnesi, la lesione caratterizzata dalla proliferazione di una massa non cheratinizzata, molle, a volte emorragica, di aspetto caseoso, interessava la suola ed era associata ad una deformazione della scatola cornea. Il trattamento, con bagni locali di solfato di rame, eseguito sino al momento dell'ospedalizzazione, non aveva ottenuto nessun risultato.

Alla visita, il paziente presentava una deformazione notevole del piede anteriore sinistro con crescita abnorme delle papille del vivo estesa a livello sottoparietale e sottosoleare con interessamento maggiore della porzione mediale, associata a zoppia di secondo grado.

Radiograficamente nella proiezione latero-mediale era evidente un distacco della parete dorsale dello zoccolo, associata ad una diminuzione della mineralizzazione della prima falange ed un principio di malattia degenerativa articolare a carico dell'interfalangea prossimale e distale. In base all'esame clinco è stato possibile emettere diagnosi di pododermatite cronica ipertrofica e consigliato l'intervento chirugico. Il soggetto, dopo sedazione con romifidina (20 mg IV) e butorfanolo (10 mg IV), è stato sottoposto ad anestesia tronculare sopra il nodello (blocco in quattro punti, con mepivacaina al 2%) a cui è seguita l'applicazione di una benda elastica di Esmark. E' stato quindi possibile rimuovere chirurgicamente tutto il tessuto di proliferazione sino in prossimità di quello sano. Tale exeresi è stata limitata al solo tessuto anomalo, prestando attenzione a preservare il più possibile il tessuto normale per non alterare l'epitelio germinale. L'asportazione ha interessato gran parte della suola, la parete dello zoccolo fino alla corona nella porzione mediale e meno in prossimità di quella laterale, risparmiando il fettone che si presentava integro. 

Terminata tale operazione, il piede è stato avvolto con garze laparotomiche sterili imbevute con soluzione iodata e fasciato in maniera compressiva per le prime 24h.

Nel post-operatorio è stata eseguita terapia anti-biotica ed anti-infiammatoria con penicillina procaina (20.000 UI/KG IM bid) e fenilbutazone (2.2 mg/kg per OS sid) nei primi 5 giorni e, a seguire, per altri 7 sulfa-trimetoprim (15mg/kg per OS bid). Il primo giorno post-operatorio la fasciatura è stata sostituita con un'altra sterile e molto imbottita (per evitare traumi alla III falange), previa applicazione di una miscela di acido picrico ed acido salicilico in polvere (50% e 50%). Tale fasciatura veniva sostituita ogni tre giorni dopo aver rimosso delicatamente con una spazzola rigida, senza ledere il vivo del piede, lo strato più superficiale, riapplicando acido picrico e salicilico.

La mula è stata dimessa dopo 45 giorni di degenza con una scarpetta di gomma a protezione del piede anteriore sinistro, con la sola raccomandazione di fare molta attenzione alle condizioni igeniche del piede. A stte mesi dall'intervento il soggetto presentava ricrescita completa della parete dello zoccolo nella porzione laterale, mentre in quella mediale il pareggio non era stato ancora completato. La regione soleare era normale e la zoppia risolta.

Radiograficamente si evidenziava una lieve osteite in punta della III falange, un miglioramento dello stato di mineralizzazione della I falange e la mancata progressione della malattia degenerativa articolare a livello interfalangea prossimale e distale.

A discapito dei diversi trattamenti proposti per la terapia del cancro del fettone (sostanze caustiche, crioterapia, chirugia invasiva, ecc.) probabilmente il concetto di effettuare una rimozione chirurgica limitata al solo tessuto alterato, associata alla terapia antibiotica per via generale, atta a controllare le infezioni batteriche secondarie, nonché l'applicazione locale di acido picrico ed acido salicilico con la loro azione antisettica, cheratoplastica ed astringente è da considerarsi un valido trattamento nella cura della pododermatite cronica ipertofica.

Sicuramente, a quanto descritto, si deve associare la perfetta igiene della parte che gioca un ruolo determinante nella risoluzione del processo.

Infine riteniamo che oltre a non dover sempre essere considerata come una patologia primitiva del fettone, ma potenzialmente di qualsiasi altro punto del cheratogeno, la sua prognosi, se correttamente trattata, può essere fausta.

Hans Castelijns D.V.M. - Certified Farrier
Medico Veterinario - Maniscalco

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