Un ferro tutto rigato dà un grip maggiore che un ferro liscio inoltre c'è un risparmio di materiale-peso a parità di larghezza, della benda del ferro. L'esempio tipico di un ferro tutto rigato è il ferro per cavalli da corsa. Un piccolo svantaggio dei ferri rigati a livello dei talloni è che la preparazione per la sede di un rampone avvitabile è un poco più laboriosa. Inoltre il consumo della superficie inferiore del ferro può essere veloce e la capacità di presa sul terreno diminuire a misura che i margini della riga diventano meno netti. Anche gli stampi usati per la fabbricazione di ferri commerciali con il tempo si stondano, producendo ferri dove la riga è ridotta ad una depressione senza spigoli con poche proprietà antiscivolo.
L'uso di ferri tutti rigati dà ottimi risultati in sport veloci su terreni mediamente compatti come l'erba asciutta per esempio. Su terreni compatti come pietra o asfalto l'alluminio e le sue leghe è ancora di più i ferri di gomma o ricoperti in gomma o plastica offrono una presa molto migliore che i ferri in acciaio.
Oggi giorno il ferro impiegato nella fabbricazione (sia a macchina sia a mano!) di ferri di cavallo ha una tendenza ad avere un contenuto discreto di carbonio che, insieme al processo di riscaldamento e raffreddamento che subisce durante la sua lavorazione, lo rende relativamente duro e acciaioso, caratteristica a favore della durata nel tempo ma che lo rende molto scivoloso su asfalti e pietre. D'altronde ferri d'alluminio e materiali plastici tendono ad arrotondare velocemente gli spigoli diventando scivolosi su erba, neve o fango.
I chiodi con la loro testa, inizialmente sporgente dalla superficie inferiore del ferro a contatto con il terreno offrono un'ottima presa, tanto su asfalto, ghiaccio, pietre che terreni mediamente compatti, non troppo profondi. Il guaio è che essendo realizzati in materiale relativamente morbido e con una superficie di contatto con il terreno molto ridotta, le teste dei chiodi si consumano in questioni di giorni se il cavallo viene impiegato anche minimamente. Rinforzando le teste dei chiodi con inserti di widia o con aggiunta di carburo di tungsteno si ottiene invece un'aderenza più durevole nel tempo.
Di questi chiodi se ne usano 2 o 4 per piedi (visto il loro costo maggiore); offrono un ottimo grip su superficie dure e compatte, dove pero contribuiscono a trasmettere vibrazioni d'impatto al piede. I chiodi al widia non sono riutilizzabili (vengono naturalmente tagliati e rifiniti come gli altri chiodi) e sono la rovina dei martelli dei maniscalchi.
Analoga funzione ai chiodi al widia ce l'hanno le cosi dette “puntine al widia”, questi piccoli cilindretti (coni tronchi sarebbe più preciso) con un diametro medio di 4,5 mm e altezza di 10 mm vengono fissati permanente al ferro cacciandoli in un foro (generalmente ai talloni) da dove sporgono soltanto per qualche millimetro. Quello che sporge pero è resistentissimo e s'aggrappa ottimamente all'asfalto e le pietre. Vantaggi di questi coni è che sono recuperabili.
Per terreni profondi come per esempio campi di gara erbosi e bagnati, le soluzioni discusse finora tendono ad essere insufficienti per garantire una buona trazione e sicurezza. Dovendo affrontare queste condizioni si rendono necessari l'uso di ramponi, questi sporgono dalla superficie inferiore del ferro in misura variabile ma sempre maggiore che i chiodi o le puntine al widia.
La neve, non solo fa scivolare, ma ha anche una tendenza ad appallotolarsi sotto la suola, all'interno del ferro, in una massa dura, alta anche 15 centimetri soprattutto quando la temperatura non è troppo bassa! Per evitare questo fenomeno è necessario applicare delle solette antineve o pure usare ferri a sedile inferiore concavo e un bello strato di grasso sotto la suola.