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Laminite, pododermatite, rinfondimento I: cause e prevenzione

Cause e prevenzione:

Questa gravissima malattia del piede del cavallo consiste, come indica il nome, in un'infiammazione del derma podale, delle lamine che uniscono la scatola cornea all'osso del piede.

Queste lamine interdigitate, con da una parte cellule cornificate, insensibili e dall'altra le cellule vive che li producono, aumentano grazie al loro intimo ingranaggio, la superficie di contatto tra zoccolo e osso del piede fino ad un m² per ogni piede. Infatti, il peso del cavallo viene trasmesso allo scheletro del dito, in particolare alla IIIª falange, che è letteralmente sospesa dentro lo zoccolo tramite l'unione delle lamine cornee a quelle del derma.

Un'infiammazione di queste lamine dermatiche all'interno di una scatola chiusa come è lo zoccolo, accompagnata dalla perdita della solida unione tra scatola cornea e osso del piede è un processo dolorosissimo per il cavallo.

Essendo normalmente più affetti gli anteriori i soggetti assumono un atteggiamento tipico con ambedue i posteriori sotto di se e gli anteriori estesi in avanti. I piedi sono caldi e il polso digitale duro.
La necrosi (morte dei tessuti) delle lamine ha come conseguenza secondaria lo spostamento della IIIª falange (P III) rispetto allo zoccolo.

Questo spostamento può essere una rotazione palmare (in dietro) dovuto alla trazione che il tendine flessore profondo esercita su P III o può consistere in un abbassamento generale di P III o ancora in una combinazione dei due movimenti.

Fig 1
Schema:
In rosso il derma (corion):
M.D. = Muraglia dorsale
1). derma (corion) coronario: produce la muraglia
O.P. = Osso del piede (terza falange)
2). derma (corion) laminare: s'interdigita con le lamine cornee
 
3). derma (corion) soleare: produce la suola.

Sopra da sinistra a destra ad ingrandimento progressivo; a destra sezione traversale della muraglia dorsale e delle lamine.
Sotto le stesse strutture affette da laminite.

Questo spostamento può essere più o meno veloce (in base alla gravità dell'attacco laminitico iniziale; giorni, settimane) e dall'esterno si manifesta con:

  • una suola, piatta o addirittura convessa invece di concava
  • una depressione a livello della corona nella parte anteriore del piede
  • alterazione e distensione della linea alba che unisce muraglia alla suola soprattutto in punta
  • la comparsa eventuale d'ulcere da compressione nella parte anteriore della suola, compressa da P III
  • e guardando lo zoccolo di profilo con mancato parallelismo delle linee di crescita, più divaricate a livello dei talloni e più condensate a livello della punta.

Ma quali sono le cause e come si può evitare l'insorgere di questa devastante malattia?

Le cause e lo sviluppo della malattia non sono del tutto chiarite ma è comunque sicuro che le lamine del piede equino con la loro microcirculazione estesa (ad una superficie totale di ±1 m² per piede corrisponde una rete microvascolare altrettanto importante) costituiscono un organo bersaglio in caso d'endotossemia (circolazione nel sangue di tossine batteriche).

Un'indigestione dovuta ad una massiva ingestione di granaglie o altri alimenti facilmente fermentescibili, una ritenzione di placenta dopo il parto sono tutti eventi che possono portare al rapido sviluppo di germi gram -, che lisandosi (disolvendosi) danno luogo alle endotossine, che visto l'infiammazione dell'intestino o dell'utero vengono rapidamente assorbite nel torrente circolatorio.

A livello della rete vascolare del piede queste tossine causano delle alterazioni gravi stimolando la chiusura delle arteriole che nutriscono le lamine dermatiche che vedendosi private di sangue (ischemia) vanno in contro a necrosi.

Anche alcuni squilibri ormonali sono stati implicati come (con) cause nella laminite come p.e. ipotiroidismo che porta ad obesità, e come un eccesso di glicocorticoidi (anche iatrogeni, cioè per somministrazione esogena).

I cavalli obesi, facilmente riconoscibili all'accumulo di grasso nella parte superiore del collo, sono particolarmente a rischio e infatti spesso presentano delle cerchiature sui loro zoccoli, cerchiature che indicano piccoli episodi passati d'infiammazione.

Il processo patologico può anche avvenire in modo inverso, cioè dove è il sovraccarico meccanico a causare una sollecitazione eccessiva sull'unione laminare e dove l'infiammazione e il dolore sono la conseguenza e non la causa della rottura di quest'unione.

Tipicamente questo succede in un piede quando viene sovraccaricato perchè il controlaterale è affetto da una frattura o da un'altra affezione grave che fa si che il cavallo non ci appoggia.
Oppure in caso di perdita d'unione laminare per un'onicomicosi (tarlo) estesa e trascurata in punta.
Un attacco di laminite acuto è un'emergenza medico veterinaria giacchè il tempo che trascorre tra i primi sintomi (p.e. dolore intenso, calore, polso aumentato ad ambedue gli anteriori o a tutti i quattro piedi) e la necrosi laminare con la perdita d'unione tra zoccolo ed osso del piede che ne consegue può essere di poche ore.

La terapia in caso di laminite acuta mira al controllo dell'endotossiemia (purga, antibiotici, digiuno), dell'ipertensione (salasso, acepromazina), del dolore (antinfiammatori non steroidei e analgesici a2 agonisti), e delle alterazioni circolatorie nel piede (nitroglicerina, arginina) nonché ad una prevenzione dello spostamento della terza falange rispetto alla scatola cornea (appoggio sotto il fettone con un blocchetto di legno fissato con gesso o con una benda arrotolata fissata tramite bendaggio, stabulazione su sabbia profonda) e naturalmente ad un controllo della dieta.

Dopo la fase acuta di laminite diventa essenziale determinare accuratamente i rapporti tra l'osso del piede e la scatola cornea con delle radiografie per pianificare le eventuali ferrature terapeutiche.

Il ripristino di piedi normali in un cavallo che ha subito rotazione e/o abbassamento della terza falange quando possibile, è un processo lungo (minimo 8 - 10 mesi) che richiede un'ottima collaborazione tra le figure del veterinario, del maniscalco e del proprietario.

Vista la gravità della malattia, un ultimo accenno alla prevenzione:

  1. Controllo dell'obesità: soprattutto in animali selezionati in passato per la loro frugalità (p.e. pony shetland, avelignesi, asini) che effettuano poco lavoro hanno una tendenza ad ingrassare per via del loro metabolismo efficace; nefasti in questo contesto i custodi (p.e. nonni) che hanno sempre paura che il pony in questione muoia di fame anche quando è palesemente ciccione.
  2. Controllo dell'accesso al mangime: spesso, troppo spesso un cavallo “furbo” riesce a sopraffare le debole chiusure del box/reparto mangime o granaglie.
  3. Controllo dell'accesso ai prati ricchi primaverili, soprattutto medicai (prati d'erba medica); in generale i cambiamenti d'alimentazione repentini sono da evitare perchè possono causare alterazioni della flora intestinale.
  4. Parlando di flora intestinale, anche alcuni antibiotici (macrolidi) possono causare dismicrobismi intestinali.
  5. Attenzione alle terapie con cortisonici (p.e. per allergie) soprattutto se il soggetto è già obeso.
  6. Controllo del secondamento (espulsione della placenta dopo il parto) che nella cavalla avviene normalmente entro tre ore dal parto.
  7. In caso di sovraccarico unilaterale dovuto ad una lesione del controlaterale (frattura p.e.) si deve cercare di ristabilire quanto prima un appoggio almeno parziale dell'arto danneggiato (p.e. con fenilbutazone) o si deve stimolare il frequente coricarsi dell'animale (sedativi)

Hans Castelijns D.V.M. - Certified Farrier
Medico Veterinario - Maniscalco

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